domenica 12 settembre 2021

Napoli Juventus 2-1: in rimonta gli azzurri vincono al Maradona

 Con una vittoria di cuore e sudore, il Napoli vince in rimonta, e vola in testa alla classifica a punteggio pieno.

Ma riavvolgiamo il nastro. Buona affluenza al Maradona nonostante i prezzi decisamente alti.

La Juve, viste le tante assenze, fa di necessità virtù schierandosi con un 4-4-2 di contenimento. Il Napoli inizia bene, e per una decina di minuti gioca a lunghi tratti nella metà campo bianconera, sfiorando anche il goal di testa con Politano. Con il passar dei minuti gli uomini di Allegri si assestano e tengono con personalità. A metà tempo, con uno scellerato retropassaggio , Manolas regala il vantaggio alla Juve con Morata, che non perdona davanti a Ospina. Il Napoli ci prova ma senza mordente e con poche idee. La Juve gestisce con tranquillità e in ripartenza si rende ancora pericolosa.

Nella ripresa gli azzurri si presentano in campo con Ounas al posto di Elmas, e la musica cambia. Il Napoli parte con il piede sull’acceleratore come il primo tempo, ma questa volta lo mantiene fino al termine. Arriva il pareggio di Politano, che insacca dopo una respinta incerta di Szczesny su un tiro a giro di Insigne. I partenopei ci credono, e arriva il premio con una nuova frittata bianconera. Da azione d’angolo Kean, da poco entrato, colpisce di testa verso la sua porta, Szczesny salva, ma Koulibaly insacca da zero metri. Il Napoli tiene e con merito vince la terza partita di fila. Spalletti è il secondo allenatore dopo Benitez a  vincere le prime tre di Campionato. Complimenti anche alla Juve, che nonostante le tante assenze se la gioca a denti stretti con solidità e carattere, soprattutto nel primo tempo, forse questa è proprio l’unica partita dove non gli si può imputare nulla.

Il migliore in campo azzurro è proprio l’ultimo arrivato, Anguissa a centrocampo giganteggia.

Vorrei sottolineare le parole di Mister Allegri nella conferenza pregara. Viste le assenze, poteva tranquillamente mettere le mani avanti, ma da uomo di sport quale è, non ha voluto sentire scuse. E’ giusto sottolineare anche queste cose. Chapeau.

lunedì 24 maggio 2021

Harakiri Azzurro

Cocente delusione per il popolo azzurro. All’ultima curva finisce la benzina, lasciando campo libero alla Juve del “maestro” Pirlo.

Già tempo fa avevamo scritto su queste stesse pagine che il Napoli era come una montagna russa, poteva vincere e perdere con chiunque. Anche l’ultima partita ha dimostrato questo.

Le colpe? Difficile da trovare un vero colpevole a questa débâcle. Dalla società, all’allenatore, ai giocatori. 

Potremmo dire che il Napoli non va in Champions per il rigore inventato da Calvarese in Juventus Inter o per il goal annullato a Osimhen in Napoli Cagliari? Sarebbe troppo facile e un 

enorme alibi, che questa non merita.

La Società sbaglia nel silenzio stampa fatto da mesi, sbaglia nel non confrontarsi con la stampa e tifosi, sbaglia nell’andare a cercare a metà stagione un nuovo allenatore. Sbaglia tutto quello che si può sbagliare nella comunicazione. L’allenatore pecca di inesperienza. Molto più semplice preparare le partite, soprattutto se sei a pieno organico. La parte complicata è nel saper gestire l’andamento di un match o trovare soluzioni quando in apparenza sembrano non esserci. Potremmo ritornare su le tante partite buttate alle ortiche per decisioni discutibili, ma non cambierebbe nulla. La partita di ieri è l’emblema: a dieci minuti dal termine lancia tutti gli attaccanti in campo e lascia un solo centrocampista.  Praticamente una mossa della disperazione inutile. Così come inutile schierare un impalpabile Bayakoko e non Demme. 

Se Gattuso avesse centrato la Champions avrebbe raggiunto l’obiettivo, ma da quì a santificarlo ce ne passa. La stagione è fallimentare. Non ci sono altri termini.

Capitolo squadra. Quasi inaccettabili le lacrime a fine partita. Non serve l’allenatore, i tifosi, o soldi per avere stimoli in un incontro dove ti giochi il presente, ma soprattutto il futuro. A questi livelli non può esistere la paura. Ci spiace, ma chi ha la tremarella in una partita del genere non può fare il calciatore e tantomeno non può indossare la maglia di una squadra che lotta per certi obiettivi. Ci chiediamo, ma un ottavo di Champions come lo avrebbero vissuto?

Il futuro? Il Napoli, come tante squadre, subirà un ridimensionamento. La sua fortuna è che ha un paio di giocatori da cui può creare un tesoretto per rifondare parzialmente la squadra.

Allenatore. Difficile, forse il nome più idoneo al momento è uno tra Coinceao e Inzaghi. Altri nomi sono ormai inarrivabili, per stipendio e per richieste di mercato.

giovedì 18 giugno 2020

La Coppa Italia è azzurra

Il Napoli vince la sua sesta Coppa Italia battendo per 4-2 ai rigori la Juventus. Ad onor di cronaca se non l’avessero vinta gli uomini di Gattuso sarebbe stato quasi un sacrilegio.
Nonostante l’improbabile tentativo di simulare il pubblico virtuale, la partita si gioca in un clima surreale. Se poi pensiamo anche che era una finale, la tristezza aumenta esponenzialmente. 
I primi minuti vedono gli uomini dell’ex Sarri schiacciare sul piede dell’acceleratore ma solo un errore di Callejon in uscita permette a Ronaldo di calciare da buona posizione. Meret sventa con tempismo. I minuti passano e la sensazione è che seppur i bianconeri hanno possesso palla risultano essere sterili in fase offensiva. A metà ripresa è il Napoli a suonare il suo primo squillo con una punizione di Insigne che colpisce il palo esterno. La partita resta estremamente equilibrata. Nel finale Demme da pochi passi calcia su Buffon.
Nella ripresa il canovaccio non cambia ma con i minuti la Juve rallenta vistosamente mentre gli azzurri con voglia e cuore provano a vincerla. Milik spreca da buona posizione poi nel finale di partita Buffon si supere su un colpo di testa di Maksimovic e nella stessa azione un clamoroso palo di Elmas nega la vittoria nei tempi regolamentari agli azzurri.
Nella lotteria dei rigori sbagliano subito Dybala e Danilo. Il Napoli è impeccabile. Il rigore decisivo lo realizza Milik.
Così come con oggettività, probabilmente ai punti, gli uomini di Gattuso contro l’Inter non avrebbero meritato la finale, così possiamo dire che il Napoli visto ieri ha meritato con merito di vincere la sua sesta Coppa Italia. Squadra concentrata, accorta, con grinta, voglia e cuore. Possiamo dire che ogni singolo giocatore azzurro sceso in campo sembrava un Gattuso. Complimenti Mister e complimenti alla Società che ha creduto in lui. Juve annichilita sotto tutti i punti di vista. 
Il migliore è Meret sia per la reattività in un paio di interventi che per il primo rigore parato. A seguire, ancora, una sontuosa partita di Makismovic. Qualche sbavatura per Koulibaly. Bene Demme. Ancora non convincenti Zielinski e Fabian. In avanti sufficienza piena per tutti tranne per Callejon, ormai vicinissimo all’addio.
Da Repubblica.it
Chapeau al presidente della Juve Agnelli: meraviglioso il gesto di consegnare le medaglie ai vincitori ma non solo, encomiabile il suo viso ed il sorriso. Complimenti alla Società Juventus per il tweet di congratulazioni al Napoli. Sarebbe bello se tutto fosse vissuto sempre così.
Capitolo Sarri, impossibile non parlarne. Ormai la maschera è caduta. Non si può ascoltare al termine della partita frasi del tipo : “Il Napoli ha vinto perché ha tirato meglio i rigori” o “Avevamo delle assenze”. Mister meglio un laconico silenzio.
Bastava una semplice frase: “Il Napoli ha giocato meglio di noi ed ha meritato. Dobbiamo capire dove abbiamo sbagliato”. Con poche parole si sarebbe dimostrato sportivo ed avrebbe detto al mondo juventino che presto capiranno dove hanno sbagliato.
Una stagione partita male, proseguita peggio ma che ora sembra si possa salvare. Intanto il Napoli da ieri è qualificato direttamente ai gironi di Europa League.
Sembrano utopie in questo momento recuperare il quarto posto in Campionato o superare il Barcellona, ma con lo spirito di sacrificio e l’abnegazione vista ieri nulla è precluso.

domenica 14 giugno 2020

Un Napoli all’italiana vola in finale di Coppa Italia.

Con copertura ferrea, ripartenze e con un “ringhio” di Mertens il Napoli vola in finale di Coppa Italia dove mercoledì incontrerà la Juventus dell’ex Sarri.
La partita è vera. Sentita. A tratti ansiogena, nonostante il clima surreale che si respira sin dalla prime battute. Pochi minuti e Ospina si fa infilare direttamente da angolo dal redivivo Eriksen. Alzi la mano chi non ne ha dette di tutti i colori al portiere colombiano.
L’inversione di rotta, tanto auspicata e quasi trovata nel momento della sospensione del campionato, è una conferma. Gli uomini di Gattuso non si scompongono nonostante la terribile doccia fredda. L’Inter gioca meglio e tiene il pallino del gioco. Ospina inizia attraverso strepitose parata a fare il mea culpa per il gollonzo subito. La partita avrebbe potuto avere una svolta se Rocchi avesse espulso Yong per doppio giallo, ma per “sfortuna” azzurra non è così. 
Il portiere colombiano decide con un lancio da oltre cinquanta metri che è arrivato il momento di farsi ricordare per aver portato il Napoli in finale. Pallone ad Insigne che con uno stop a seguire si invola in area, palla a Mertens che insacca per la sua rete numero 122. Record assoluto per un giocatore in maglia azzurra.
Nella ripresa il Napoli prende campo e riesce anche ad impensierire la difesa neroazzurra. I minuti passano e lo stop di 95 giorni si fa sentire. Nemmeno le dieci sostituzioni riescono a dare linfa ed energia agli uomini campo. Nel finale l’Inter ci prova chiudendo gli azzurri nella propria aria ma è ancora uno strepitoso Ospina che, con gli interessi, si fa perdonare l’errore iniziale. 

Getty Immages
Il fischio finale è una liberazione, nonostante i divieti, gli abbracci azzurri fioccano. Oltre ad Ospina non si può menzionare uno strepitoso Maksimovic ed un sontuoso Insigne. Bene Koulibaly che sembra aver trovato la giusta strada per rivederlo ad alti livelli. Male gli esterni di difesa ma c’è tutto il tempo per recuperali. Ciro Mertens sempre letale.
Il pensiero vola in cielo a chi non c’è più. 
Gli occhi fissano il pallone e si pensa già alla finale di mercoledì di Coppa Italia contro la Juve. Una partita da sempre diversa. La partita delle partite. 
Ancora un clima speciale e soprattutto contro l’indimenticato ex condottiero azzurro Sarri.  La Juve parte favorita, è oggettivamente più forte, ma questo Napoli non ha paura di nulla e di nessuno. Ci sarà da divertirsi.
Ben tornato CALCIO, quanto ci sei mancato.

domenica 9 febbraio 2020

Napoli Lecce 2-3: tra orrori difensivi e arbitrali, la frittata è servita

servizio di Vincenzo Capretto @ riproduzione riservata
Il Napoli, ancora una volta, cade nel suo stadio. Siamo alla sesta sconfitta su dodici. Non diamo alibi agli azzurri, una squadra fragile e spesso senza mordente ma, anche solo per cronaca, non si può non segnalare un arbitraggio mediocre.
I partenopei scendono in campo determinati e compatti ma, come spesso è accaduto in quest’annata, non riescono a finalizzare l’evidente superiorità vista nei primi trenta minuti. Inutile menzionare anche le tante palle goal.
Al primo affondo giallo rosso, gli azzurri si sciolgono come il burro. Molli e senza cattiveria lasciano campo ai salentini, che senza strafare passano con un tap- in di Lapadula. Dormita dei centrali azzurri, con Ospina che non riesce ad allontanare i pallone. Il tempo finisce tra l’incredulità di un risultato bugiardo.
Nella ripresa il Napoli parte a testa bassa e riesce a pareggiare, dopo una sontuosa azione , con Milik. Giusto il tempo di avere la palla del sorpasso con Insigne che arriva una nuova doccia fredda: con difesa schierata, Di Lorenzo si perde di nuovo Lapadula che di testa, in torsione, batte Ospina. Il colombiano, anche in questo caso, non sembra del tutto esente da colpe. Poco reattivo sulle ginocchia. Gli azzurri accusano il colpo e rischiano di capitolare ancora; bravo questa volta l’estremo difensore azzurro a salvare.
A metà ripresa ecco l’episodio che avrebbe potuto cambiare la storia della partita. Milik viene atterrato in area. L’arbitro, non solo non fischia la massima punizione, ma addirittura ammonisce il polacco. Le immagini sono eloquenti. L’attaccante azzurro, seppur accentua notevolmente la caduta, viene agganciato vistosamente in area. Abbisso, al Var, probabilmente lo segnala all’arbitro Giua, ma lo stesso decide comunque di non servirsi dei mezzi tecnologici. Resta la perplessità di tutti. Perché non andare al monitor e magari confermare la sua scelta?
Pochi minuti e il Lecce cala il tris con Mancosu su punizione. Anche qui restano i dubbi sulla scelta di Ospina di mettere un uomo in meno in barriera.
Nel finale, con poca lucidità, arriva il 2-3 di Callejon. Appena al suo secondo goal in stagione. Ma è tardi. Difficile pensare che questa sia la stessa squadra che ha battuto Lazio e Juve. Torniamo al solito problema mentale.

A parte i primi venticinque minuti, difesa imbarazzante. Koulibaly e Maksimovic  insicuri e sulle ginocchia. Di Lorenzo per assurdo gioca peggio nel suo ruolo naturale che da centrale. Attacco presuntuoso e, in certi frangenti, irriverente. Restiamo dell’idea, che gli azzurri devono badare prima di tutto a non subire goal, poi a giocarsela. Triste ma realistico.
Oggettivamente, come già sottolineato più volte, il Napoli deve solo avere come obiettivo di raggiungere al più presto i 40 punti, anzi forse da stasera 43. Tutto il resto, come diceva una famosa canzone, è noia.

sabato 11 gennaio 2020

Lazio Napoli 1-0: ennesimo suicidio azzurro


Senza parole.
Quando finalmente si riesce a vedere un Napoli convincente o forse meglio dire un secondo tempo convincente, arriva l’ennesimo errore individuale che condanna gli uomini di Gattuso. Ormai facciamo fatica a contarli. Due con il Parma, tre con l’Inter e uno stasera.

I partenopei entrano in campo abbastanza bene, non si rendono particolarmente pericolosi, se non con una punizione di Insigne e una discesa di Allan. Milik troppo solo e Insigne ancora poco incisivo. Ma quello che si nota è una squadra più attenta e che finalmente riesce a tenere l’avversario.

Il secondo tempo è tinto di azzurro o meglio verde visto la maglia del Napoli. Gli azzurri schiacciano la Lazio e sfiorano il vantaggio prima con Zielinski che prende l’ennesimo palo, poi con Insigne con una grand diagonale parato dall’ottimo Strakosha. La Lazio non offende, il Napoli tiene il pallino del gioco, quando tutto faceva presagire al successo degli uomini di Gattuso, ecco l’ennesimo errore, gratuito ed inspiegabile, che condanna i partenopei: Ospina prova a fare il Messi di turno con un dribbling su Immobile, l’attaccante non ci casca si prende la palla e tira. Di Lorenzo in buona posizione ci prova ma la schiaccia in rete. A quel punto in tanti hanno alzato gli occhi al cielo e hanno detto “quest’annata deve finire al più presto”.

Non ci sono spiegazione. Gattuso si sveglia e fa tre cambi in 7 minuti. Perché non prima?!Insigne nel finale ci riprova ma ancora Strakosha respinge. Nulla da aggiungere se non che queste sconfitte, l’ennesima, rischia di peggiorare un ambiente che è al limite del tracollo.
Senza offese ma come dice un detto nella città di Pulcinella e Totò, forse gli azzurri dovrebbero farsi benedire da “un prete ri…….”

lunedì 23 dicembre 2019

Una strenna per Gattuso

Il Napoli di Gattuso in extremis riesce a superare una della sue bestie nere, il Sassuolo. Gli azzurri tornano alla vittoria dopo due mesi con un autorete nel recupero di Obiang, ribaltando l’iniziale vantaggio emiliano di Traorè nella prima frazione. Nell’intermezzo il pari di Allan.
Come ha più volte sottolineato, nel post gara, l’allenatore calabrese il Napoli è ancora malato. Non si può e non deve essere dimenticato il primo tempo: nel quale gli azzurri sono stati imbarazzanti e solo per imprecisione avversaria e per un pizzico di buona sorte non sono capitolati più volte. Svogliati, senza idee e con un Fabian Ruiz, come vertice basso del centrocampo a tre, davvero imbarazzante. Senza equilibrio, senza mordente e con una stato psicofisico deficitario, Il Napoli, ancora una volta ha evidenziato tutti i limiti degli ultimi due mesi.
Nella ripresa approfittando anche del calo fisico della compagine di De Zerbi, finalmente, si è subito notato una squadra più accorta, concentrata e aggressiva. Tutto racchiuso in quella parola tanto decantata da quelle parti, la cazzimma. La cazzimma di Rino Gattuso. Allan riesce ad inventare un goal da centravanti puro girandosi in un fazzoletto di terreno ed insaccando nel set. Da quel momento una sola squadra in campo: il Napoli. Poche trame e giocate di rilievo ma carattere e cattiveria hanno portato i partenopei a vincere una partita che potrebbe essere uno spartiacque per la stagione. Emblematico l’abbraccio degli azzurri sotto il settore ospite associata all’esultanza di tutta la panchina. La tensione e il momento difficile è palese, la vittoria è stata una dolce liberazione. Bellissimo l’abbraccio di Gattuso con Insigne a fine incontro. Una cosa è chiara a tutti ora, il gruppo è unito e compatto. Altra bella notizia oltre ai tre punti.

Piccola nota, non concesso un clamoroso rigore al Napoli sull’1-0, per atterramento di Hysaj da parte di Locatelli. Se l’arbitro ha sbagliato ed è scusabile, il VAR cosa stava facendo?!
La strada è lunga, non bisogna guardare la classifica, che resta deficitaria e pericolosa pensando anche al calendario da brividi che aspetta gli uomini di Gattuso: Inter, Lazio, Fiorentina, Juventus, ma se il Ringhio voleva una piccola strenna natalizia, è arrivata.
Aspettando qualcosa anche nella calza dell’epifania, il tecnico di Corigliano, finalmente ha visto i primi segnali di ripresa di un malato che rischiava di cronicizzare nella sua patologia.

domenica 15 dicembre 2019

Napoli Parma 1-2: ancora un disastro di color azzurro

Il primo Napoli di Gattuso perde ancora. Gli azzurri vanno sotto, per mano di Kulusevski, su errore clamoroso di Koulibaly, nella stessa azione brutto infortunio per il senegalese. Nella ripresa riescono a pareggiare con Milik e nel finale vengono condannati da Gerivinho. I partenopei, ormai, non vincono in campionato da oltre 50 giorni.
Purtroppo la regola del calcio condanna, quando le cose vanno male, sempre e solo la stessa persona, l’allenatore. Ma in questo momento, a parte qualche eccezione, chi dovrebbe essere licenziato su due piedi sono proprio i giocatori. La situazione è preoccupante, delicata. Qui non si tratta del quarto posto o dell’Europa League, qui si tratta di ritrovarsi in qualcosa che questi giocatori non sono abituati. Il Napoli ha ancora due tre partite di credito poi il baratro è lì ad un soffio. Non vogliamo essere catastrofici ma solo oggettivi ed obiettivi. Il rischio reale è questo.
Non possiamo gettare la croce sul povero Gattuso che si è ritrovato una sorta di Ferrari tra le mani con l’acqua nel serbatoio. Risalire diventa arduo se non si capisce da dove entra questa acqua. L’additivo Ringhio non basta da solo. Siamo d’accordissimo con il tecnico calabrese, quando in conferenza post gara dice che i primi dieci minuti rappresentano il Napoli di questo momento. Errori ridicoli per giocatori di Serie A, ansia e paura. E siamo altrettanto d’accordo quando dice di non appellarsi alla sfortuna, sarebbe troppo semplice. Peccato, però, che solo nella conferenza lo stesso Mister abbia capito che la squadra non ha equilibro. In quasi in tutti i reparti. Pazza la sostituzione di Allan per Mertens, seppur il belga dà vivacità alla manovra azzurra, lascia un Napoli già in crisi di identità senza l’unico vero lottatore al centrocampo.

Diventa davvero difficile raccontare del Napoli. Quasi tutti gli interpreti sembrano la brutta copia dei giocatori ammirati e desiderati da tutto il mondo. Da Koulibaly a Fabian Ruiz, da Insigne a Mertens.
Prima di parlare di classifica e fare proclami bisogna lavorare sulla testa di questi uomini, senza quella non si farà molto strada, neanche con un guerriero come Gattuso. Il nostro pensiero espresso già qualche domenica fa, resta lo stesso. Non cambia di una virgola. Gli azzurri quando scendono in campo, come una buona squadra di bassa classica, devono prima di tutto badare a non prenderle e poi tentare a ripartire per far male. Non ci sono strade alternative. In attesa di risultati e miglioramenti fisici ma soprattutto mentali
Oggi, in questo momento, questa squadra è troppo fragile per provare ad imporre gioco e ritmi anche perché, quasi sistematicamente, al primo errore viene punita. Prima riuscirà a calarsi in questa realtà e prima uscirà da questo lungo tunnel

lunedì 2 dicembre 2019

Napoli Bologna 1-2: è crisi nera per gli azzurri

E’ crisi nera in casa azzurra. Gli uomini di Ancelotti cadono mestamente anche contro il Bologna. Il Napoli che è ad un punto dagli ottavi di Champoins, non vince in Campionato da sette giornate.
Non parliamo di una squadra di diciottenni e neanche di giocatori mediocri. Non vogliamo sentire parlare di motivazione ne tantomeno di problemi societari, non c’è scusa che tenga. Nonostante un discreto primo tempo che gli azzurri meritatamente portano a casa con il goal di Llorente, nelle ripresa si sciolgono con il burro. Senza un centrocampo, sbagliano la fase offensiva dove senza lucidità provano a fare qualcosa e soprattutto in quella difensiva, dove purtroppo i danni sono quasi sempre irreversibili. Il risultato è consequenziale.
Evidente, come già avevamo sottolineato, che il Napoli non era guarito con il pareggio di Anfieldm dove si era vista una grande compattezza difensiva ma sicuramente non il gioco, ovviamente visto l’avversario ed il contesto tutti abbiamo esaltato quella prova.
Il Napoli non ha gioco, ha poco mordente ed una profonda crisi mentale. E’ palese che i giocatori sono intimoriti ad ogni errore che commettono e la stessa ansia li porta a sbagliare anche le cose più semplici. Spiace dirlo ma il responsabile è uno, Carlo Ancelotti. E' l'allenatore che devo trovare il bandolo della matassa e nessun altro. Non si comprende certe scelte, prima e durante l’incontro. Gli azzurri subiscono e traballano ad ogni azione offensiva avversaria, sono estremamente vulnerabili insicuri e squilibrati , d'altronde questo canovaccio è ridondante da ormai due mesi. Allora perché non giocare con un semplice e accorto 4-4-2 difendendo e provando a ripartire. Non c’è da vergognarsi, Il Napoli in questo momento è questo con limiti di ogni tipo, quindi meglio prima non prenderle e poi provare a vincere a prescindere dall’avversario.
Infine non possiamo non rivolgere un pensiero ai giocatori: invece di contestare la Società, che giustamente pretende, provino a sudare la maglia e a guadagnarsi quello stipendio che tanto difendono. Il Napoli rischia davvero di ritrovarsi in un limbo pericoloso e deprimente, se è vero che è ad un passo dagli ottavi in Champions, in campionato si ritrova in un anonimo centro classifica con il serio rischio di essere tra qualche mese fuori da qualunque gioco.
Serve una scossa. Veloce e repentina.

giovedì 28 novembre 2019

Liverpool Napoli 1-1: un grintoso Napoli ad un punto dagli ottavi



Un Napoli di cuore esce indenne dall’Anfield portandosi ad un punto dalla qualficazione agli ottavi di Champions.
Ora dire che il Napoli è guarito ne passa, sostenere che ha un’anima è realtà. Sorprende la compattezza degli azzurri a dispetto delle ultime prestazioni agonizzanti. Ancelotti schiera una squadra molto prudente portando Di Lorenzo a centrocampo al posto di Callejon, gioca con un classico 4-4-2 a dispetto di chi dice il contrario e con Maksimovic spostato come terzino. Il Napoli gioca sin dalle prima battute una partita accorta, attenta e di sacrificio. Non bella, ma di sostanza. Passa all’improvviso con un guizzo: Mertens scatta sul filo del fuorigioco e insacca Allison con una precisione chirurgica. Il folletto, probabilmente per polemica, non esulta.
 Il Liverpool con rabbia ed intensità schiaccia il Napoli e Meret salva in almeno due circostanze. Nelle ripresa i Reds alzano il baricentro e riescono ad acciuffare il pareggio su azione d’angolo. Gli azzurri crollano fisicamente lasciando fino al termine il pallino del gioco agli uomini di Klopp. La squadra di Ancelotti  non riesce più ad impensierire più la difesa inglese ma con tenacia e grinta riesce a portare un preziosissimo pareggio a casa, alla vigilia insperato. Per la cronaca entrambi i goal vengono sviscerati al VAR per dei presunti contatti fallosi, ma giustamente, vengono convalidati. 
Maestosa prova di Allan e Koulibaly, tra le migliori della stagione. Ottima tutta la fase difensiva degli azzurri, era questo l’unico modo per uscire indenni dall’inferno di Anfield. Tiene botta il centrocampo manca però qualche finalizzazione. Tra quindici giorni, il Napoli in casa con il Genk, rischia addirittura di arrivare primo in un’ultima giornata davvero scoppiettante.
Se il gioco latita in questo momento non bisogna disperarsi ma certamente con questa grinta e voglia le posizioni in campionato potranno essere sicuramente scalate. Prima, però, arriverà venerdì l’incontro chiarificatore con il patron... si spera.